[tra parentesi]

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perché [tra parentesi]

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perché [tra parentesi]

ovvero, la sospensione del giudizio

Chiara Irene
Nov 2, 2022
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Partiamo dall’inizio.

Dopo una seduta di terapia particolarmente intensa, ho capito che dovevo (si, dovevo) tatuarmi due parentesi quadre sul polso sinistro - per ricordarmi letteralmente un sacco di cose. La prima è fare spazio dentro di me e intorno a me. Questo perché se non ci sono io nel presente, come faccio ad esserci per altre persone? risp breve: non ci sono. Mi serve perché ho bisogno di sapere che posso sempre inserire uno spazio, un respiro, un pensiero, una sensazione quando sono in una situazione scomoda che non mi permette di essere abbastanza lucida. Inoltre, come ha affermato un mio professore di psicologia clinica, fare spazio significa anche ricordarsi che sono viva qui e ora, non sono la persona che ha vissuto certe cose, perchè sono passati anni in cui sono successi altri eventi difficili e bellissimi e questo spazio mi serve per rivedere e poter narrare la mia storia in un modo diverso.

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La seconda cosa è fare spazio ad altrə – in poche parole, scelgo di non mettermi al centro del discorso, ascoltare, mettermi a disposizione, senza dover per forza comprendere il 100% ma essendo presente (giuro, è una cosa difficile). La terza e non meno importante è sospendere il giudizio, ed è qui che vorrei soffermarmi.

La sospensione del giudizio è qualcosa di trasversale.

Quante volte abbiamo evitato certe situazioni, evitato di dire certe cose e di farne altre in un determinato modo perchétemevamo il giudizio altrui? Tante, probabilmente. Io solo dopo ho scoperto che in realtà, sotto sotto, a nessuno importa, forse perché sono tuttə occupati a pensare “quella persona lì ora mi giudica!”. Certo, nei limiti della decenza umana e del rispetto della libertà altrui. E non è finita qui: il peso del giudizio altrui si tramuta in aspettativa sulla nostra vita, sulle nostre relazioni e va anche oltre, basta pensare ai classici canoni sociali propri del periodo di vita in cui siamo (stando alle statistiche di IG risulta che mi seguono per la maggior parte persone tra i 24 e i 35 anni). Ho scoperto che molte delle pare mentali che ci facciamo 1) sono condivise da veramente tante persone 2) consumano veramente tanta energia mentale 3) non ci aiutano a vivere nel presente. Qualche giorno dopo ho iniziato a leggere un libro di cui vi parlerò in uno dei prossimi numeri della newsletter, e ve ne riporto un passaggio:

[…] è Jung che suggerisce a Minkowski l’importanza di mettere tra parentesi (espressione coniata da Basaglia, ma il concetto è suo, a ben vedere) la nosografia psichiatrica, perché non è fondamentale sapere come si chiama un disturbo per poter essere di aiuto alla persona che ne è portatrice.

Ora, se mi avete seguito fin qui potete capire dove sto andando a parare: il mettere tra parentesi il potere che deriva dal sapere è un passo fondamentale per muoversi nel mondo sia come persone che come professionistə. Sia ben chiaro che con la frase che ho citato non è mia intenzione invalidare decenni di ricerca scientifica o minimizzare la (fondamentale) conoscenza teorica ed esperienziale, ma si fa riferimento ad una forma mentis ben precisa. Sospendere il giudizio per fare spazio all’altrə, ai miei/suoi bisogni, oppure a quello che quella situazione specifica mi sta chiedendo di attraversare: là c’è uno spazio in cui è possibile sostare per riprendere fiato e ricordarsi di fare un passo indietro. Sospendere il giudizio per essere apertə al momento presente, al qui e ora, significa sforzarci di vedere chi abbiamo davanti, ascoltare e ascoltarci senza giudizio da parte nostra. Riprenderemo in uno dei prossimi numeri questo tema in modo molto più approfondito!

La sospensione del giudizio fa parte anche dell’altro mondo che mi appartiene da sempre: il disegno. Ne parla Betty Ewards in Disegnare con la parte destra del cervello e ne parla anche Thomas Cian all’interno del suo corso su Domestika (che consiglio al 100000000%). Quello che osserviamo è funzionale alla trascrizione del soggetto sul nostro foglio. Dal mio punto di vista, parlando di disegno dal vero, quando facciamo un buon disegno partiamo dal dato reale, rapportandolo ad altri dati reali che percepiamo attraverso la vista e che sono rielaborati dal nostro cervello tramite una continua triangolazione degli elementi. In parole semplici, per disegnare qualcosa è necessario focalizzarsi in modo continuativo sui rapporti tra le parti che lo compongono e sui rapporti che questo ha con il contesto in cui lo disegniamo. Sembra molto difficile arrivarci, davvero, ma vi assicuro che chiunque può riuscirci (parole di Edwards, non mie). Quello che accade all’inizio, invece, è che siamo condizionati da preconcetti acquisiti tramite esperienze e la loro ripetizione, e finiamo col disegnare qualcosa quasi a memoria, senza osservarla nella realtà. Cambiare punto di vista, invece, ci permette di sperimentare un’esperienza che in qualche modo destabilizza il nostro continuo categorizzare. Edwards propone, tra gli altri, un esercizio in cui invita a disegnare una figura rovesciata in cui infatti è più difficile aggrapparsi a “quello che so già” ma dovremo sforzarci ad osservare.

Vi ricorda qualcosa? Quando esprimiamo un giudizio la nostra mente categorizza, visto che è pigra, e iniziamo a ragionare anche per stereotipi e a generalizzare. Non osserviamo davvero l’oggetto che abbiamo davanti, non osserviamo davvero la persona che abbiamo davanti, non osserviamo noi stessə. Vediamo invece un mix di sintomi, un mix di forme, un mix di abitudini, di cose che non vanno o che sono okay, e altri preconcetti con cui stiamo nella realtà, ma non nel presente. Stare nel presente richiede, tra le altre cose, il mettere tra parentesi il giudizio per vedere le cose con un paio di occhiali più pulito, senza quadrettini (evidentemente ci avevo visto lungo l’anno scorso, perchè effettivamente c’è un mio vecchio post che calza a pennello)

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Se sei arrivatə fino a qui, grazie. Puoi scegliere cosa preferiresti leggere nel prossimo numero nel sondaggio qui sotto! Naturalmente una scelta non ne esclude un’altra: riproporrò il sondaggio ad ogni newsletter.

  1. che rapporto hai con il telefono? Mini approfondimento sul modo in cui usiamo il telefono ogni giorno: lo usiamo per nasconderci, anestetizzarci? come è cambiato negli anni?

  2. numero speciale su Parigi - Ti illustro il giro che abbiamo fatto (letteralmente, sarà una newsletter illustrata+foto!) e ti manderò anche il link al mio mapstr con tutti i posti recensiti

  3. teoria dell’attaccamento - Dai recenti sondaggi su IG è emerso un interesse per questa tematica. Non essendo ancora una professionista, posso darti una panoramica generale e fornirti ottime risorse per iniziare a comprenderla. Esistono molti altri modi per guardare alla psiche umana e al modo in cui ci relazioniamo con altre persone, e per il momento questo è uno di quelli che preferisco.

  4. Genie la matta (concorso BCBF) - Recentemente ho partecipato al concorso per la mostra annuale della Children book fair di Bologna con cinque illustrazioni relative a uno dei libri più belli che ho letto nell’ultimo anno. Potrebbero esserci spoiler perchè una illustrazione in particolare è più descrittiva di altre.

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grazie! il sondaggio sarà attivo per una settimana a partire dall’invio di questo numero.

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Tra le altre cose ho aggiornato il mio sito web con una nuova veste grafica e ti invito a guardare questi reel veramente molto seri:

Da guardare:

  • questo reel

  • e questo

  • e anche questo

  • e un corto geniale sui legami segnalato da frizzifrizzi

Da ascoltare:

Silvia Federici ci parla della violenza e della discriminazione sociale che le donne hanno subito dai tempi della caccia alle streghe fino ad arrivare alla condizione attuale negli anni 10:

Barbero è onnipresente mentre lavoro, in particolare vi segnalo questa puntata brillante su Nilde Iotti:

Da leggere:

  • come creare una zine

  • un articolo sulle mie amate tote bags

Chiudo con una fotina sempre utile e in linea col tema di questo primo numero.

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