Ho eliminato Instagram per una settimana (e c’è una mia mostra in arrivo)
ah e poi, mi sono chiesta come ridare significato alle cose
Buondì! Che si dice da queste parti?
Benvenutə su [tra parentesi], uno spazio di riflessione a metà tra la psicologia e l’illustrazione, per accogliere quello che c’è liberandoci dal giudizio, ritagliarci un momento per prendere un caffè insieme, possibilmente al sole, o prendere un respiro tra un impegno e l’altro.
Come sempre, il fatto di continuare a pensare “non pubblico niente finché non avrò qualcosa di perfetto” non ha affatto aiutato con questo progetto. Ma nemmeno con la mia presenza online. Gradualmente, ho smesso di dedicare tempo e spazio al mio lavoro (illustratrice) e alla mia promozione online (e sapete che non sono mai stata una buona auto-promotrice di me stessa, per una lunga serie di motivazioni), e il tempo speso sui social network è non solo aumentato, ma ha smesso di avere un significato.
Ho consumato, in questi anni, ore e ore di reel con gattini, manifestazioni, cucina giapponese, contenuti divulgativi fatti male, contenuti divulgativi fatti bene, gente che ti fa pensare che vivi malissimo perchè non hai la macchinetta del caffè da mille euro, gente che legge quattrocento libri in un anno, gente che va sempre in manifestazione, gente che sa sempre cosa dire, gente che ti spiega la vita, come fare un figurone a cena (che poi, masticaxxi delle belle figure), come educare i figli, come non educarli, come comprare una casa enorme col parquet………. Potrei continuare all’infinito e far diventare questa newsletter esattamente come il vortice di contenuti a cui sono esposta ogni singolo giorno.
Qualche giorno fa ho sostenuto il primo esame della sessione, la mia seconda sessione da “persona-che-non-lavora-e-si-vergogna-per-questo”. Avevo un sacco di tempo, più di sei ore al giorno, non riuscivo a studiare. E le restanti 6 ore dove finivano? A scrollare. Bene. Una settimana prima dell’esame mi sono detta: senti, facciamo una prova, tanto ho detto a tuttə che sono in modalità esame e non penso farò ottocentomilionidicose. Quindi, ho preso e ho bloccato il sito di IG su tutti i miei dispositivi ed eliminato l’app. Pensavo che avrei avuto terribili crisi di astinenza, e invece:
Mi sono sentita, dopo un paio di giorni, molto più serena
Avevo molta meno ansia per l’esame
Ho ricordato meglio quello che dovevo e volevo ricordare
Sono andata a vedere una mostra
Sono uscita un paio di volte senza pensare “no ma devo studiare”
Le polemiche del giorno improvvisamente non erano importanti
Quello che stava facendo/dicendo la gente che seguivo non era importante
Ma le cosa fondamentale che vorrei portarmi a casa, ora che IG l’ho installato nuovamente, è che non mi è mancato. Per nulla. Ho vissuto a pieno l’attesa in coda al supermercato, la breve passeggiata dalla biblioteca, il rumore del caffè che esce dalla moka.
Ho cercato di ridare significato ai gesti che facevo. Avete presente Perfect days? Ecco.
Sentivo di avere tantissimo tempo. Non sempre sono riuscita ad impiegarlo come volevo, naturalmente, e sono ben consapevole di avere un ampio margine di miglioramento.
Eliminando un social, non succede assolutamente niente. Le persone che volevano sentirmi sia per motivi personali che lavorativi, mi hanno cercato (non con i segnali di fumo). Kenobit nel suo articolo1 scrive, a proposito di Instagram: “Finché non te ne liberi, non capisci realmente quanto potere avesse sulla tua vita”. Posso dire che è vero.
Ora che l’ho installato, siccome la il meccanismo di “abbuffata” di contenuti purtroppo può essere difficile da gestire, si sono attivate nuovamente quelle dinamiche infami: la FOMO (fear of missing out), sentire di non avere mai tempo per curare la mia presenza online, il continuo confronto con altrə utenti, sentire di non saperne mai abbastanza di tutto.
Invece, forse, non ci è dato essere onniscienti, onnipresenti, anche se per come sono organizzati i social media è così semplice crederlo: siamo circondati di contenuti. Come diceva David Foster Wallace, in un celebre discorso rivolto a studenti americani di una prestigiosa università, questa è l’acqua.
Probabilmente la più pericolosa conseguenza di un’educazione accademica, almeno nel mio caso, è che ha permesso di svilupparmi verso della roba super-intellettualizzata, di perdermi in argomenti astratti dentro la mia testa e, invece di fare semplicemente attenzione a ciò che mi capita sotto al naso, fare solo attenzione a ciò che capita dentro di me. Come saprete già da un pezzo, è molto difficile rimanere consapevoli e attenti, invece di lasciarsi ipnotizzare dal monologo costante all’interno della vostra testa (potrebbe anche stare succedendo in questo momento).
(…)
Dipende da cosa volete considerare. Se siete automaticamente sicuri di sapere cos’è la realtà, e state operando sulla base della vostra configurazione di base, allora voi, come me, probabilmente non avrete voglia di considerare possibilità che non siano fastidiose e deprimenti. Ma se imparate realmente a concentrarvi, allora saprete che ci sono altre opzioni possibili. Avrete il potere di vivere una lenta, calda, affollata esperienza da inferno del consumatore, e renderla non soltanto significativa, ma anche sacra, ispirata dalle stesse forze che formano le stelle: amore, amicizia, la mistica unità di tutte le cose fuse insieme. Non che la roba mistica sia necessariamente vera. La sola cosa che è Vera con la V maiuscola è che sta a voi decidere di vederlo o meno.
Ho il prossimo esame il 25 giugno e nessuna, nessunissima voglia di stare su Instagram, ma ci starò ancora qualche giorno, poi tornerò nella mia (felice) ombra. Ho in mente altre finalità per questo spazio, magari utilizzarlo come una via di mezzo tra Instagram e Threads, ma chissà. Intanto, se siete su Substack, seguiamoci a vicenda!
Ora, arriviamo un po’ al perchè di questo numero così, inaspettato.
Oltre a voler creare un (piccolissssimo) spazio di riflessione sul ruolo che i social network hanno nella mia vita, ci tenevo a comunicarvi che il 21 giugno avrò la bellissima occasione di esporre in un piccolo spazio di quartiere, in centro a Torino. Qui sotto la locandina con tutte le informazioni (sì, farò un post anche su Instagram!). Per amicə torinesi e non, vi aspetto!
Tra l’altro, Soup&Go è un posto carinissimo, aperto a pranzo, cena e aperitivo e soprattutto che ha sempre ottime alternative vegane da proporre - se siete in centro in ogni caso ve lo consiglio:)
Cose che ho fatto e visto ultimamente
Ho visto la mostra di Robert Capa e Gerda Taro - la fotografia, l’amore, la guerra (Camera, Torino)
Ho visto (e saltato per un’ora e mezza) i Phoenix, al MiAMi, con la mia persona preferita
Ho aiutato un’amica a raccogliere cose buonissime nel suo orto
Questo sito, per un’infusione di bellezza sul vostro schermo e per vivere un po’ della vita del protagonista di Perfect Days. È uno scrolling website.
Ho ascoltato dal vivo Benedetto Saraceno in un intervento al Salone del libro. Per me, assolutamente indimenticabile.
Cose che ho letto/sto leggendo
Ho letto
Giancarlo Dimaggio, Il diavolo prenda l’ultimo (3 stelline su 5)
Manuele Fior, Hypericon (4 stelline su 5 solo per i disegni come sempre superbi)
Sto leggendo alcuni racconti tratti dall’antologia di fantascienza Le meraviglie del possibile, mi sta sorprendendo!
Ho iniziato anche Una vita degna di essere vissuta, di Marsha Linehan. L’autrice ha creato la DBT (terapia dialettico-comportamentale), una delle terapie d’elezione per il disturbo borderline di personalità - quando mi sento demotivata rispetto al mio percorso, amo molto leggere questo genere di libri, mi ispirano e mi danno lo slancio che, soprattutto in sessione, mi aiuta a rimanere più focalizzata sul mio obiettivo e soprattutto adottare un pensiero meno giudicante nei miei confronti.
Ogni tanto tiro fuori Un’assenza di Natalia Ginzburg, raccolta di racconti edita da Einaudi a cura di Domenico Scarpa. Quando ho bisogno di tornare a casa, apro e leggo, tipo l’aspirina, ma per il cuore e la sensibilità.
💌 sezione newsletter 💌
→ per chi è interessatə al tema del carcere, qui c’è una puntata di Fratture a tema psicofarmaci:
→ qui si parla del dare significato alle cose, camminando, e avere più tempo del solito:
→ sulla responsabilità delle scelte che facciamo, a cura di una delle mie psicoterapeute preferite sul web:
Audio con cui sono in fissa
The national, Fake Empire (ho rimpianto tantissimo di non averli visti al carroponte? Si!)
PPP: podcast per pensare
sul carcere, a cura di PsicoFen ed Elisa Mauri.
(Sono certa potrebbe piacere molto alla squadra dietro Fratture, una newsletter fatta veramente benissimo per chi ha a cuore il tema del carcere in Italia in tutte le sue forme. Qui sopra trovate un numero che ho apprezzato moltissimo)
se volete teletrasportarvi in giappone tramite la lettura di Keigo Shinzo, qui trovate un ottimo punto di partenza. PS: dalla regia mi dicono che la prossima puntata potrebbe essere su Manuele Fior, ma facciamo che io non vi ho detto nulla
Ottima puntata di Fare un Fuoco, sulla bellezza
Ora, vorrei potervi dire che ci vediamo il mese prossimo, ma chissà. Ci tengo anche a ringraziare
, che con l’ultimo numero della sua newsletter mi ha dato (inconsapevolmente) lo spunto per iniziare a scrivere queste righe e riflettere su questo spazio di scrittura:)Intanto possiamo chiudere così:
La Verità con la V maiuscola è sulla vita PRIMA della morte. È sul valore reale di una vera istruzione, che non ha quasi nulla a che spartire con la conoscenza e molto a che fare con la semplice consapevolezza, consapevolezza di cosa è reale ed essenziale, ben nascosto, ma in piena vista davanti a noi, in ogni momento, per cui non dobbiamo smettere di ricordarci più e più volte: “Questa è acqua, questa è acqua.”
(PS: Qui trovate tutto il discorso)
A presto!